lunedì 13 ottobre 2014

Jobs.

Essendo un appassionato di biografie, non potevo non vedere proprio il film che parla di una delle più grandi menti che abbia mai popolato la nostra terra. Inoltre, essendo anche un appassionato della Apple, ho trovato congeniali anche scoprire le origini del colosso americano che regna indiscusso nel campo della tecnologia a 360°.
Un bravissimo Ashton Kutcher ( che si pronuncia K-U-tcher, vi prego) interpreta proprio il genio americano in modo molto particolare: interpretando un personaggio poco loquace e introverso ( almeno nella sua prima fase della vita: noi tutti conosciamo le grandi doti oratorie di Steve) riesce a trasmettere la gran parte delle sue emozioni attraverso uno sguardo duro, severo e inflessibile tuttavia lasciando trapelare quel giusto mix di emozioni quali l'incertezza e la paura che vivono nella mente di Jobs nei momenti più duri della vita.
Sarebbe di certo stato più facile per lui  interpretare il solito maschio alfa come in "oggi sposi e niente sesso" o in "sballati d'amore", ma la sfida richiedeva una gran dose di ingegno e purtroppo il diretto interessato, che avrebbe potuto guidare la sceneggiatura, era morto due anni prima. 

Le critiche mosse al film convergono tutte sulla stessa posizione: il carattere di Jobs non tiene fede alla realtà dei fatti, forse la sua dedizione per il lavoro che ha portato alla grandissima ascesa del sistema operativo Macintosh sono state interpretate in modo troppo radicale tale da farlo sembrare un uomo a volte insensibile, ossessionato dalla perfezione e dedito unicamente al "prodotto" più che al consumatore finale.
Io, personalmente, ho letto molto su Jobs, ho adorato il discorso fatto ai neolaureati di Stanford ( vi prego di leggerlo semplicemente clikkando qui, cambia il modo di vedere la vita) e da quello che ne ho potuto capire era un uomo sicuramente ossessionato dalla perfezione ma anche innamorato della gente e dall'idea che potessero utilizzare il suo prodotto quasi fosse una estensione naturale del loro corpo e del loro ingegno. Lui ha voluto vendere dei congegni nascosti in opere d'arti permettendo al tempo stesso ai consumatori di poter loro stessi creare delle opere d'arti di conseguenza.
"Stay hungry, stay foolish."
Era un genio, un genio vivente e sarò per sempre grato al mondo di poter esser nato e di aver vissuto gli stessi anni dell'evoluzione tecnologica degli smartphone dovuta a Jobs. Lui ha veramente scoperto la ruota, l'ha scoperta e resa conoscibile a chiunque e oggi, nonostante le polemiche della Samsung o ai tempi della IBM, non saremmo allo stesso punto se lui non avesse deciso di lasciare l'università e di dedicarsi anima e cuore al protetto dell'apple II.
Tornando al film, in effetti non si tratta di un capolavoro tuttavia è molto interessante e tiene viva l'attenzione dello spettatore medio ( per esempio mio padre l'ha visto dall'inizio alla fine pur non amando questo genere di film, essendo più fanatico dei film epici e di guerra); inoltre è anche stimolante perché costeggia anche delle tematiche che stentiamo a capire come le fusioni delle grandissime società, il campo degli investimenti azionari e i terribili sciacalli meglio noti come " amministratori delegati" di cui sentiamo spesso parlare senza capire chi diamine sono.
Insomma, il mio voto personale della pellicola è 6/2 su 10. E il mio consiglio, come al solito, è quello di vederlo per giudicarlo voi stessi.
-Stefano.

"Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso 
 non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta

l'unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito
ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore
invenzione della Vita. E' l'agente di cambio della Vita: fa piazza
pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo."




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